18/11/2024
Notizie su sanità sociale ed altro
DALL'ITALIA
Massetti:
“La cura per il Ssn è mettere al centro il malato”
Incontriamo
nuovamente il professor Massimo Massetti, cardiochirurgo e direttore
del Dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico Agostino Gemelli di
Roma.
Salvare il Sistema sanitario nazionale, un sistema di
assistenza universale e gratuito, è una priorità fuori discussione. Ma ha fatto
il suo tempo da quando è stato istituito nel 1978 con la legge n. 833 che
soppresse il sistema mutualistico con decorrenza 1° luglio 1980, grazie
all’intuizione di Tina Anselmi, allora ministro della Sanità durante il Governo
Andreotti. Tre i livelli di intervento: lo Stato, le Regioni e gli enti
locali.
Agli inizi
degli anni Novanta si aprì all’introduzione del privato nel Sistema
sanitario nazionale e quindi alle agevolazioni fiscali e ai fondi privati.
Oggi, quarantaquattro anni dopo la sua creazione, il Ssn è in crisi profonda,
perché inefficiente nel rispondere ai bisogni di cura.
Secondo il
professor Massetti, non è sufficiente aumentare il finanziamento pubblico
per la sanità e nemmeno fare una iniezione di uomini e donne che vadano a
rafforzarlo, ma bisognerebbe adottare un nuovo sistema che abbia il suo centro
nel malato e non nella malattia.
Ai nostri
giorni, a causa delle cure frammentate, secondo Massetti, e l’eccesso
di specialità mediche, anche le cure all’interno degli ospedali sono
discontinue e i pazienti sono costretti a vagare fra le strutture sanitarie
per completare un check-up. Queste routine prestano il fianco all’over
treatment, analisi e cure applicate in eccesso che sono uno spreco di tempo e
di denaro. L’inappropriatezza delle cure è causa di abbandono talvolta delle
cure stesse da parte dei pazienti e può provocare anche danni ulteriori
alla salute. Questo problema fa il paio con l’invecchiamento veloce e
progressivo della popolazione, che ci consegna uno scenario futuro
piuttosto desolante.
Fare di
più, dunque, non significa far meglio. La pandemia passata ci ha offerto una
prova di come in tempi rapidissimi si possa adottare un cambio di paradigma. In
quegli anni, l’organizzazione degli ospedali era incentrata sui malati, anche
se per ragioni infettive, che erano il centro delle cure. “Cambiare il modo di
curare e l’erogazione delle prestazioni - sostiene Massetti - è la priorità, ma
questo significherebbe rivoluzionare l’attualità. Si chiede un cambio di
mentalità, a partire dai cicli di studi nelle Università di Medicina e
chirurgia, luoghi adatti per far partire questa rivoluzione”.
Al
Policlinico Gemelli il professore ha già sperimentato questo tipo di
organizzazione, che ha rivelato risultati molto interessanti: bassa
mortalità e complicanze ed una riduzione significativa dei costi.
“È
necessario fare una riforma profonda della sanità - incoraggia il professor
Massetti - e sembra che il Governo attuale abbia mostrato sensibilità a questo
bisogno di cambiamento, infatti ha istituito un tavolo tecnico per
supportare una riforma ispirata ad un modello di cura verso la centralità del
paziente a tutto tondo”. Il nostro Paese potrebbe essere, quindi, un esempio
virtuoso per l’Europa, ma sono necessarie alcune regole centrali, poiché
ognuna delle 20 Regioni ad oggi fa a modo suo.
Per vedere
il video completo, clicca qui:
https://opinione.it/societa/2024/11/13/vanessa-seffer-sistema-sanitario-nazionale-massimo-massetti-modello/
Valvole cardiache sostituite senza aprire il torace, prima volta in
Europa
Un successo
sanitario in Toscana, è avvenuto i primi di ottobre all’ospedale del Cuore
di Massa, dove in una unica seduta operatoria sono state sostituite due
valvole cardiache senza aprire il torace.
Una
tipologia di intervento ibrido, definito così perché prevede
l’applicazione di tecniche sia transcatetere (attraverso i vasi
sanguigni) sia endoscopiche (mini invasive). Una tipologia che non era
mai stata documentata prima in Europa, e adesso applicata a Monasterio, con
esiti positivi, su due pazienti.
Entrambi
presentavano problemi importanti a due valvole cardiache, la aortica e
la mitrale, con effetti pesanti sulla qualità di vita. Per il complessivo
quadro clinico, sottoporre i pazienti ad interventi con tecniche
cardiochirurgiche standard, con apertura dello sterno e tempi operatori più
lunghi, avrebbe comportato un rischio troppo elevato.
I medici
dell’Ospedale del Cuore di Monasterio, a Massa, hanno quindi deciso di
sottoporre entrambi i pazienti ad intervento ibrido, senza apertura dello
sterno, abbattendo il rischio operatorio e favorendo un più rapido
recupero funzionale del paziente.
A rendere
possibili gli interventi, la competenza dei professionisti e l’elevato
contenuto tecnologico del nuovo blocco operatorio dell’Ospedale del Cuore e
della sua sala chirurgica ibrida.
Ad eseguire
gli interventi è stato il team guidato dal dottor Marco Solinas,
Direttore della Cardiochirurgia Adulti e composto dallo stesso Solinas, dai
cardiochirurghi Tommaso Gasbarri e Silvia Di Sibio e dai
cardiologi interventisti Anees Ali Ahmed Al Jabri e dottor Marcello
Ravani.
"È
stata aperta una porta sul futuro della cardiochirurgia - sono le parole
del dottor Solinas, direttore della Cardiochirurgia Adulti - con una sempre più
stretta integrazione tra procedure endoscopiche e transcatetere. Questi due
interventi, primi in Europa, confermano la capacità di Monasterio di offrire
risposte di cura "progettate" in base alle caratteristiche uniche di
ogni paziente. I due interventi hanno ridotto l’impatto chirurgico, garantito
un rapido recupero funzionale e offerto una risposta reale in termini di
qualità di vita. La dotazione tecnologica di Monasterio, accompagnata dalla
professionalità e competenza di tutta l’equipe, hanno fatto la
differenza".
Barletta: da otto mesi in ospedale dopo le cure dei denti in Albania
Colpito da
una pubblicità che prometteva grandi risultati a prezzi competitivi,
Simone avrebbe scelto di recarsi a Tirana. "Inoltre - spiega il fratello
Marco - nostra madre c'era stata due anni prima ed era andato tutto abbastanza
bene".
Rispondendo
a una domanda su chi ha prestato le prime cure a Simone, Marco dice che
"nell'immediatezza intervennero i medici della clinica dentale. Poi, fu
portato all'ospedale 'Madre Teresa' di Tirana. Lì, fu sottoposto a un
intervento di cardiochirurgia con l'applicazione di uno stent coronarico perché,
dagli esami effettuati, era emersa anche una patologia congenita, ovvero una
stenosi coronarica. È stato per otto giorni in rianimazione a Tirana
poi, il 21 marzo, con un'aeroambulanza lo abbiamo portato al Policlinico di
Bari nel reparto di Rianimazione. È stato in coma farmacologico più di
un mese fino a quando ha iniziato a dare alcuni segnali di ripresa. Ha ancora
problemi di memoria breve. Era stato trasferito nel reparto di Malattie
infettive a causa di un'infezione batterica contagiosa, la candida auris,
che ha ritardato ancora di più la sua ripresa perché non ha potuto fare
riabilitazione. Qui è rimasto fino al 27 settembre, giorno in cui hanno deciso
di portarlo a San Giovanni Rotondo nella Casa Sollievo della Sofferenza,
dove Simone si trova tuttora.
Test olfattivo per scoprire il Parkinson in tempo
Un test
olfattivo effettuato dal proprio medico di famiglia o al Noa, associato a
innovative analisi biochimiche svolte sul materiale biologico di un tampone
nasale, possono aprire la strada alla diagnosi precoce della malattia di
Parkinson. È questo l’ambizioso obiettivo dello studio Arianna,
l’iniziativa di diagnosi precoce che ha come responsabile il dottor Carlo
Maremmani di Neurologia del Noa.
E' partita
la campagna di reclutamento dei cittadini che potranno beneficiare della
diagnosi precoce del disturbo. "La malattia di Parkinson – sottolinea il
dottor Maremmani – ha un andamento cronico e lentamente progressivo che,
nelle fasi avanzate, comporta consistenti sofferenze per l’ammalato, importanti
sacrifici per i familiari e un costo molto elevato per la collettività in
termini di cure ed assistenza. La prevalenza media sopra i 65 anni di età è
dell’1%, mentre nelle classi di età più avanzate è del 2-3%. Il
rischio di contrarre la malattia nel corso della vita è di 1 caso su 40
persone. Essa viene attualmente diagnosticata quando il paziente presenta
sintomi motori: tremore, rallentamento motorio, ipertono muscolare,
variamente combinati tra loro. Oggi sappiamo che il processo
neurodegenerativo ha inizio nel sistema olfattivo e gastroenterico, e
procede lentamente nel corso di circa 20 anni sino a raggiungere e lesionare le
zone della motricità automatica nel sistema nervoso. Il traguardo da
raggiungere è dunque quello di diagnosticare la malattia di Parkinson prima
che compaiano i disturbi del movimento".
È
importante cercare di diagnosticare la patologia quando questa non ha ancora
coinvolto i sistemi motori. Si fa mediante un test olfattivo specifico,
semplice, non invasivo, della durata di circa 10 minuti ed effettuato all’Asl o
dal medico di famiglia, combinato a un tampone nasale da effettuare
successivamente al Noa. In questo modo si può cercare di evitare o di rimandare
il più possibile in avanti nel tempo la comparsa dei sintomi motori della
malattia. Lo studio Arianna è rivolto a persone in buona salute con olfatto
normale o con riduzione dell’olfatto di età compresa tra 45 e 75 anni,
tra cui anche i familiari dei malati di Parkinson. Per farlo è sufficiente
contattare la segreteria dello studio Arianna al numero 376.1958033 o
inviare una mail all’indirizzo noa@studioarianna.eu.
Diabete: controllo dei valori in molte farmacie
Il diabete
è una malattia che in Italia interessa circa il 6% della popolazione ma
che può essere arginata attraverso un’attenta prevenzione primaria e
secondaria. In molte farmacie è possibile fare anche il test del controllo
della glicemia e la valutazione del diabete, un test dell’autoanalisi
del sangue che permetterà di conoscere i propri valori di glicemia e di
individuare così eventuali segnali di rischio da approfondire con un
medico specialista. Gli utenti devono presentarsi a digiuno da almeno otto ore
per poter effettuare, in pochi secondi, lo screening da una goccia prelevata
dal polpastrello.
Questa
patologia, caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel
sangue, interessa oltre 530 milioni di persone nel mondo, con numeri in
costante crescita anno dopo anno. I rischi possono essere ridotti con un
adeguamento degli stili di vita in termini di alimentazione e di movimento,
ma fondamentale è anche la diagnosi precoce per monitorare il proprio stato di
salute, per controllare le evoluzioni della malattia e per evitare complicanze
quali patologie cardiache, cecità, amputazioni o insufficienza renale. Tra
i test consigliati per la prevenzione secondaria rientra proprio l’autoanalisi
del sangue che rende disponibile una documentazione con i valori relativi al
precedente trimestre, andando a individuare la concentrazione di glucosio e a
tracciare un affidabile quadro della propria situazione. Molte associazioni
mediche promuovono l’educazione alla salute, per stimolare i cittadini ad
acquisire conoscenze sulle accortezze per prevenire le malattie e mantenere il
benessere. Per promuovere la conoscenza di questa patologia che, anno dopo
anno, registra sempre più casi, le farmacie danno la possibilità di svolgere un
primo test utile per tenere sotto controllo i propri valori.
Colon irritabile, tanti i motivi per cui si manifesta
La sindrome
del colon irritabile, spesso chiamata colite spastica, è un insieme di
disordini funzionali dell’intestino, caratterizzati da dolore più o meno
persistente e fastidio addominale diffuso.
È una
problematica che colpisce il 15% della popolazione adulta italiana, con
una maggiore prevalenza il sesso femminile. Questo disturbo si verifica in
concomitanza del cambiamento della funzionalità intestinale, della
modificazione della consistenza delle feci, dell’insorgenza di meteorismo e
flatulenza.
Si può
manifestare sia con diarrea, sia con stipsi (stitichezza) ostinata, sia con
forme miste. Spesso a questi fastidi di natura intestinale si associano
cefalee, emicranie, sonnolenza, stati ansiosi o depressivi, irritabilità, dispepsia
(difficoltà a digerire) e disturbi gastrici di varia natura, cistiti ed
infezioni genito-urinarie.
Le cause della
sindrome del colon irritabile, ppurtroppo, non sono tutt’ora perfettamente
chiare: sicuramente lo stress psico-fisico e gli errori di natura alimentare
e di stile di vita fanno da padrone nell’insorgenza e nella persistenza del
disturbo, impedendo all’intestino di lavorare in maniera ottimale.
Questi
fattori influenzano negativamente il microbiota intestinale, il nostro
vero e proprio organo di controllo. Ad ogni modo, la diagnosi del disturbo è di
competenza del medico gastroenterologo, che spesso rimanda allo specialista in
area nutrizionale per i consigli alimentari ad hoc per il singolo soggetto.
Infatti,
esistono delle indicazioni generali, ma poi vanno personalizzate per singolo
soggetto, sulla base della sua anamnesi fisiopatologica e nutrizionale.
Ci si può
aiutare, quindi, con l’alimentazione, perché può influire in modo più o meno incisivo sulla singola persona.
L'alimentazione corretta per minimizzare i problemi di stipsi
Quali sono
gli alimenti da evitare o da consumare con minore frequenza, che ci consentono
di avere regolarità intestinale, eliminare gonfiore, mal di pancia e, di
conseguenza, il cattivo umore?
Sicuramente
gli alimenti contenenti lattosio: latte, latticini, gelati. Questo non
vuole dire escludere completamente il latte e i latticini dalla propria
alimentazione. In commercio esistono, infatti, prodotti delattosati, in cui il
lattosio è stato giù scisso nelle sue due molecole più semplici, glucosio e
galattosio. Magari i latticini possono essere esclusi per circa 3-4
settimane e poi reintrodotti con prodotti delattosati.
Da evitare sicuramente i dolcificanti come sorbitolo,
aspartame, acesulfame e fruttosio che favoriscono il meteorismo e alterano la
funzionalità del nostro microbiota. Per lo stesso motivo evitare la
marmellata, le creme al cioccolato, i succhi di frutta, i the in brick, la
Coca-cola e le altre bibite gassate e zuccherate. Evitare anche le
caramelle e le gomme da masticare: soprattutto queste ultime peggiorano
notevolmente la sintomatologia del colon irritabile.
Per alcune
persone è bene anche limitare il caffè o il the nero, puntando su tisane
alla camomilla, al finocchio, alla melissa e alla malva, che hanno una azione
antispasmodica e anti-meteorica. Limitare il più possibile gli alimenti in
scatola come tonno, carne, legumi, passata di pomodoro, i dadi da cucina, le
salse di accompagnamento, il ketchup, la senape, la maionese, che tendono
ad infiammare l’intestino.
Nel caso
specifico dei legumi, prediligere quelli già cotti in barattolo di vetro,
da passare al passaverdure, in modo da eliminare la cuticola,
responsabile dei fastidi addominali. Limitare moltissimo il consumo di salumi,
puntando su bresaola, prosciutto crudo o cotto, massimo due volte alla
settimana. Vanno assolutamente evitati i dolci industriali come croissant,
merendine, snack dolci, prodotti a base di panna e creme varie, sia per il
contenuto di zuccheri sia per quello in grassi saturi ed idrogenati.
Inoltre, è
bene consumare con moderazione alcune verdure e alcune tipologie di frutta:
cavoli, broccoli, cavoletti di Bruxelles, crauti, carciofi, cetrioli, pomodori,
peperoni, fagiolini, prugne, uva, pere, banane, fichi, cachi, melone, anguria. Limitare
anche le patate e l’eccesso di farina bianca che favoriscono il senso di
gonfiore.
Per quanto
riguarda le spezie, vanno consumate secondo tolleranza individuale: si
consiglia comunque di non eccedere con il peperoncino, il pepe, la paprika e
il curry. In ogni caso, è bene adottare una alimentazione povera in
carboidrati raffinati, grassi animali e non eccessivamente proteica. Non
eccedere neppure con gli alimenti integrali, perché, anche in questo caso, può
peggiorare il meteorismo. Evitare nel modo più assoluto la crusca: al
contrario di quanto si pensi, irrita l’intestino e peggiora la stipsi.
È importante assumere almeno 2 litri di acqua al giorno, meglio se
naturale; evitare
gli alcolici e i superalcolici. Inoltre, è importante cercare di consumare i pasti
ad orari regolari, avendo il tempo necessario per consumarli in
tranquillità.
Gli
specialisti nutrizionisti consigliano di tenere un diario alimentare, per una
maggiore consapevolezza degli alimenti che possono causare disturbi di natura
intestinale; di consumare pasti più leggeri e più frequenti (evitando
assolutamente di saltare i pasti) e di masticare lentamente. Si
consiglia, anche, di prediligere una cucina più leggera, puntando su
preparazioni senza aggiunta di grassi: al vapore, ai ferri, alla griglia, alla
piastra, al forno o al cartoccio.
Indagando
nel mondo degli integratori, spesso è bene associare degli integratori di
prebiotici, probiotici o simbiotici.
I
simbiotici sono l’associazione di pre e probiotici, per una azione combinata.
In altri casi, si possono usare dei fitoterapici, come la malva, la melissa,
lo zenzero, la camomilla e l’aloe vera, che hanno una azione lenitiva
sull’intestino e antispasmodica. In alcuni contesti si rivela molto utile
l’integrazione con il magnesio, la rodiola o la scutellaria, che lavorano
sulla componente emotiva.
Un altro valido aiuto arriva dall’attività sportiva, che stimola la
peristalsi intestinale e allenta molte situazioni di stress, fino a migliorare
la funzionalità del nostro intestino.
REGIONE LAZIO
Maselli: “Il riconoscimento del caregiver è legge”
Questa
settimana abbiamo incontrato l’assessore all’Inclusione sociale e ai Servizi
alla persona della Regione Lazio, Massimiliano Maselli.
Reduce dal grande
evento tenutosi il 18 e 19 ottobre a Roma, all’interno della Asp-Fondazione
Piccolomini, nel quale è stato riassunto l’operato svolto in questi 18 mesi
dall’assessore, in una prima giornata dedicata ai caregiver e all’inclusione
sociale dove in primo piano si è posto il confronto con le famiglie, le
associazioni, i sindacati e volontariato, ma anche con relatori di prestigio,
uomini e donne delle istituzioni locali e del Governo centrale.
I caregiver nel Lazio sono circa 25mila accertati, il 60% sono
donne, ma si ritiene siano molti di più. Manca un censimento che questo governo
regionale intende fare. Con la legge regionale n. 5 dell’11 aprile 2024,
intanto, la Regione Lazio prevede iniziative per facilitare la conciliazione
fra lavoro e cura e riconosce e promuove la cura familiare e la solidarietà
come un bene sociale, nell’ottica della responsabilizzazione diffusa e dello
sviluppo del senso di comunità.
La Regione Lazio sostiene economicamente l’attività del caregiver
familiare quale
componente della rete di assistenza alla persona e del sistema integrato degli
interventi e dei servizi sociali e sanitari regionali. È stata istituita una Card
necessaria per il riconoscimento dei caregiver.
Con la delibera
983 l’assessore Maselli ha ripristinato il giusto ordine ed equilibrio
della lista d’attesa per l’ingresso nelle Case-famiglia regionali di utenti con
autismo. Negli anni precedenti, il servizio era stato offerto dalle Asl a
diverse famiglie senza un criterio e una logica di attesa, facendone così le
spese gli utenti regolarmente in lista. Si è andati in deroga alle norme, che
prevedono il servizio a carico del Comune, perché le Asl certificavano lo
stato di salute dell’utente e chiedevano provvedimenti alla Regione Lazio,
che ha sborsato una cifra esorbitante nel tempo, di fatto creando un certo caos.
Chi vuole
vedere il video dell'intervista, può cliccare qui:
https://opinione.it/societa/2024/11/06/vanessa-seffer-assessore-maselli-regione-lazio-caregiver-case-gamiglia/
Margaret Spada: il medico si era laureato in Romania
Margaret
era venuta da Lentini (Sr) a Roma per realizzare un sogno, ma ha perso la vita
a 22 anni dopo un intervento di chirurgia estetica al naso presso lo studio di
Marco Procopio e figlio, che si era laureato in Romania, nella capitale.
Un centro
"fantasma" quello a cui si era rivolta la giovane, era stato
chiuso nel 2009.
Alcune
risposte sono state date dall'autopsia, ma al momento sono diverse le ipotesi
al vaglio degli inquirenti. Da quanto si apprende, la morte della ragazza
sarebbe avvenuta per arresto cardiocircolatorio in un quadro di
"sofferenza acuta". Cosa sia stato a provocarla, tuttavia, non è
stato ancora accertato con precisione: potrebbe essere stato somministrato alla
ragazza un dosaggio troppo elevato di anestetico, o forse era presente
un difetto cardiaco sconosciuto alla famiglia e alla vittima; o magari delle
complicazioni si sono unite alla mancanza di esperienza o strumenti da
parte dei medici.
Sarà
necessario attendere i risultati degli esami tossicologici e istologici. I
periti, compresi quelli di parte nominati dal legale di parte civile della
famiglia della 22enne, avranno 60 giorni di tempo per effettuare tutti gli
approfondimenti medici.
Intanto un
altro tassello sembra aggiungersi alla drammatica vicenda. Dopo la chiusura da
parte degli inquirenti dell'appartamento dove si sarebbe svolta l'operazione,
- chiusura che i medici imputano a dei lavori in corso - arrivano le parole di
una collaboratrice dello studio medico che, apparentemente, smontano quanto
fino a ora ricostruito dalle indagini: "Intervento mai iniziato.
State dando colpa a chirurghi che non c'entrano assolutamente niente con tutta
questa storia, ci state facendo saltare una marea di interventi in clinica. Non
è assolutamente lui il medico che l'ha operata!"
Ma dopo
l'intervento la giovane è stata ricoverata d'emergenza in ospedale, dove
purtroppo è deceduta tre giorni dopo. "Che ne sappiamo noi signora mia di
chi l'ha operata", ha continuato la donna al telefono, "Il dottore
opera soltanto in clinica, ed è abbastanza alterato perché abbiamo ricevuto più
di 200 chiamate stamattina per disdette, annullamenti, accertamenti. Non
c'entra assolutamente niente con questa situazione".
Ospedale San Giovanni di Tivoli, riaperto il Pronto Soccorso
Un piano di
lavori lungo e difficile, a seguito dell’incendio divampato nella struttura nel
dicembre 2023, dove morirono tre pazienti anziani per l'esalazione del
fumo.
Inaugurato
mercoledì 13 novembre, il Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni
Evangelista di Tivoli, sede di DEA di I° livello della Asl Rm G, ha
funzione di supporto agli altri Pronto soccorso aziendali nel recepire pazienti
in condizioni di emergenza che, momentaneamente non possono essere trasferiti
in reparti specializzati di altri ospedali. Serve 70 paesi della
provincia, dal confine abruzzese a Frosinone. Deve garantire tutte le urgenze
ed emergenze mediche, chirurgiche, traumatologiche, cardiologiche,
angiologiche, pediatriche, rianimatorie, ginecologiche, psichiatriche,
nefrologiche nell’arco e in caso di necessità decide la loro destinazione nei
reparti di ricovero. Anche urgenze oculistiche e urgenze neurologiche.
All’inaugurazione
hanno partecipato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, il
direttore regionale della direzione Salute e Integrazione sociosanitaria, Andrea
Urbani, e il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria locale Roma
5, Silvia Cavalli.
Nella
stessa giornata, sempre all’ospedale di Tivoli, sono stati inaugurati la prima risonanza
magnetica dell’Azienda sanitaria locale Roma 5, il nuovo Centro unico di
prenotazione e il nuovo Centro prelievi.
Intelligenza Artificiale che ottimizza la tac a Civita Castellana
Ridurre
l’impatto delle radiazioni della Tac attraverso l’intelligenza artificiale,
adesso si può.
La tac
ottimizzata con l’intelligenza artificiale - attraverso un modello per
l’analisi automatizzata delle immagini - permetterà di perfezionare i livelli
di radiazioni da somministrare ai pazienti.
Un gruppo
di ricercatori, fisici medici e radiologi del Dipartimento di fisica e
astronomia dell’Università di Firenze, dell’Azienda ospedaliero-universitaria
Careggi, e dell’Azienda Usl Toscana centro, guidato dalla dottoressa Sandra
Doria dell’Istituto di chimica dei composti organo metallici del Consiglio
nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Iccom), è riuscito ad automatizzare il
processo di valutazione della qualità d’immagine negli esami di tomografia
computerizzata (TAC) utilizzando l’intelligenza artificiale, allo scopo di
ridurre le radiazioni al paziente.
Al
progetto, la cui modalità è stata descritta in uno studio pubblicato sul Journal
of Medical Imaging (JMI), hanno collaborato anche l’Istituto superiore di
sanità e la Fondazione Bruno Kessler di Trento, utilizzando le risorse
computazionali messe a disposizione da Uniser Pistoia.
"I
risultati che abbiamo ottenuto attraverso questo studio sono molto promettenti
- ha dichiarato la dottoressa Doria - i nostri modelli possono identificare con
accuratezza un oggetto inserito nel fantoccio, come sarebbe in grado di fare un
medico radiologo. Auspichiamo, nel prossimo futuro, di riuscire ad applicare
questi modelli su una scala più ampia e a rendere le valutazioni ancora più
veloci e sicure, semplificando notevolmente il processo di ottimizzazione
della dose di radiazioni utilizzata nei protocolli Tc.
Questo
aspetto è fondamentale per ridurre i rischi per la salute del paziente e
per ottimizzare le tempistiche delle valutazioni mediche", ha concluso
Doria.
La
tomografia computerizzata è uno degli strumenti diagnostici più potenti e
consolidati tra quelli a disposizione della medicina moderna. Tuttavia,
l’analisi manuale delle immagini che vengono prodotte attraverso questa
metodologia richiede molto tempo e la loro qualità è direttamente
proporzionale alla quantità di radiazioni a raggi X a cui un paziente deve
essere sottoposto per lo scopo.
Questi
modelli potrebbero rappresentare una strategia di valutazione automatica della
qualità di un’immagine TAC, che consentirà di ottimizzare il dosaggio delle
radiazioni, per non esporre i pazienti a una quantità di raggi X eccessiva:
Il sistema
è stato installato nell'apparecchio utilizzato all’Ospedale di Civita
Castellana e aiuta a proteggere soprattutto i pazienti più fragili che
hanno bisogno di diversi controlli.
Per saperne
di più https://asl.vt.it/news/380
Movember, il mese della prevenzione maschile
"Movember",
per un usare un termine che da qualche tempo ha preso piede anche nel nostro
vocabolario informale.
La parola
nasce dall’unione di "moustache" (baffi) e "november"
(novembre), e indica il nome della campagna internazionale di sensibilizzazione
sulla prevenzione dei tumori dell’apparato urogenitale.
Nato nel
2003 dall’iniziativa di due amici australiani (come si legge sul sito della Movember
Foundation), ad oggi l’iniziativa conta oltre 6 milioni di sostenitori in
giro per il mondo e ha finanziato oltre 1.250 progetti sulla salute
maschile.
Nel mese di
novembre in tutto il mondo vengono intraprese campagne a favore della
prevenzione con particolare attenzione alle patologie più diffuse nella
popolazione di sesso maschile come il tumore alla prostata, il tumore al
testicolo ma anche le altre patologie dell’apparato urogenitale.
Secondo i
dati dell’OMS, le persone che ricevono una diagnosi di tumore sono in continuo
aumento e si stima che nel 2030 supereranno gli 11 milioni.
L’Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro stima che ogni giorno nel nostro Paese
vengono diagnosticati 1.000 nuovi casi di tumore. L’incremento è dovuto in
parte a un’età media della popolazione sempre più alta. Inoltre, c’è senza
dubbio una crescente esposizione ai fattori di rischio.
La prima
cosa da sapere quando entriamo in settori come quello dell’Oncologia, è quello
di riconoscere i fattori di rischio, ovvero tutto ciò che può
influenzare la comparsa di un tumore. I fattori di rischio si dividono in
modificabili e non modificabili.
I secondi
sono l’età, il sesso e il patrimonio genetico che possono renderci più o meno
propensi a sviluppare certe patologie. Ma la prevenzione si basa soprattutto
sui fattori di rischio modificabili, ovvero quelli legati al nostro stile di
vita: alimentazione, attività fisica, dipendenza da fumo, alcol o droghe,
scorretti comportamenti sessuali. Basti pensare che è stato stimato che tra
il 30% e il 50% dei tumori possa essere prevenuto con uno stile di vita più
salubre e con regolari esami di screening.
Come detto,
il problema principale individuato nel mese della prevenzione maschile è quello
del tumore alla prostata.
Il tumore
alla prostata riguarda una percentuale variabile tra il 14 e il 15% di tutti
i tumori diagnosticati, il che vuol dire che tra gli uomini più di 1
tumore su 10 tra quelli diagnosticati sono di questo tipo.
Gli altri
due tumori dell’apparato urogenitale, che è bene conoscere quando si parla di
prevenzione, sono il tumore al testicolo e il tumore al pene. Il primo è
particolarmente importante perché, anche se è molto raro e rappresenta solo
l’1% dei tumori maschili, può presentarsi anche tra i più giovani. La fascia
d’età più a rischio, infatti, è quella che va dai 15 ai 40 anni.
La
principale prevenzione avviene con l’autopalpazione.
Per
soffermarci sul tumore al pene, invece, per quanto raro, è importante
sottolineare l’importanza dell’igiene personale locale e tra i fattori
di rischio ci sono anche i comportamenti sessuali promiscui.
Roma: Congresso accademico mondiale della Medicina d'urgenza
Ci si è
interrogati sugli aspetti clinici, sulle più recenti novità scientifiche che
interessano la disciplina, ma contemporaneamente è stato lanciato l’ennesimo
allarme sullo stato di salute del Ssn, non sul rischio ma sulla certezza di non
poter oggi garantire un servizio degno del proprio nome in una condizione di
drammatica difficoltà, come emerge dai numeri che da mesi descrivono la
progressiva desertificazione dei Pronto soccorso e l’inesorabile continuo
incremento della pressione che subiscono.
Almeno 4.000
medici mancanti nei Pronto Soccorso. 100 medici in meno ogni mese (come se
ogni mese chiudessero cinque strutture di Pronto Soccorso) e tra coloro che
ancora resistono 1 su 3 dichiara di considerare l’abbandono entro l’anno
(succede in 9 Pronto soccorso su 10).
Non si può
pensare di arginare la situazione se non affrontandone le cause, che sono state
già ben descritte: il superlavoro, lo stress psico-fisico, la scarsa
valorizzazione economica (nessuna valorizzazione, per la verità, dal
momento che nessuna differenza è prevista rispetto agli altri ospedalieri), il
mostruoso numero di malati cui dover provvedere ogni giorno.
"Questo
è un momento delicato per la medicina di emergenza in Italia: i giovani non si
avvicinano a questa specializzazione - ha dichiarato il presidente della
Regione Lazio, Francesco Rocca, al Congresso Accademico Mondiale della Medicina
d'Emergenza-. Il che vale anche per il Lazio, naturalmente".
"Il
nostro sistema sanitario, per quanto sia considerato il migliore del mondo,
universale e gratuito, vive un momento di profonda trasformazione. È importante
innovare questo sistema e renderlo attrattivo.
Dobbiamo
trovare la chiave per far sì che questo settore così importante della nostra
sanità costituisca una scelta appetibile, soprattutto per i giovani medici.
Questa è la
mia vera sfida come governatore. Sono molto interessato agli studi scientifici
sulla geriatria e la longevità che proponete. Ne farò tesoro, in un'ottica di
dialogo e ascolto che caratterizza il nostro lavoro alla guida della Regione
Lazio" ha concluso Rocca.
A Roma X Congresso Simet all'istituto Spallanzani
Il 4 e 5 novembre
2024 lo Spallanzani ha ospitato il X Congresso della SIMET “One health
approach”.
È la prima
volta che l’Istituto ospita un congresso di una società nazionale di malattie
infettive e tropicali e sempre per la prima volta il congresso della SIMET, presieduta
dal dottor Guido Calleri, si è svolto a Roma. Una sinergia che nasce dal
fatto che, come spiegato dal Commissario straordinario, dottoressa Cristina
Matranga, "Il nostro Istituto è attivamente coinvolto nella ricerca
clinica di gestione, diagnosi e cura delle malattie tropicali neglette e non,
con particolare attenzione alle patologie di importazione legate a viaggi in
aree esotiche come la malaria ma anche ad agenti infettivi con potenziale
pandemico come le arbovirosi, in particolare la dengue".
Come
spiegato dai responsabili scientifici del Congresso, dottor Emanuele
Nicastri e dottoressa Angela Corpolongo, "Sono state affrontate
tematiche emergenti, riemergenti e neglette con un approccio di salute globale
coinvolgendo la componente umana, animale e ambientale. Negli ultimi anni
stiamo assistendo a un aumento di malattie trasmesse da vettori complici i
numerosi viaggi internazionali e i cambiamenti climatici. Dal congresso è
emerso con forza come, per affrontare tali patologie, sia necessario un
lavoro di rete che coinvolga vari specialisti: medici di medicina generale,
medici specialisti, veterinari, biologi, igienisti, infermieri. In sostanza, un
approccio multidisciplinare e coordinato. È importante, inoltre, creare
una rete di società scientifiche che produca documenti fruibili che possano
sensibilizzare e favorire la collaborazione globale tra governi, istituzioni
scientifiche e società civile. Attuare questi concetti richiede un impegno
collettivo e una visione a lungo termine. Solo attraverso la cooperazione
e l'azione concreta possiamo sperare di affrontare efficacemente le sfide
globali della salute".
Il
Congresso è stato caratterizzato anche dalla proiezione del film "Io
Capitano", alla presenza del regista Matteo Garrone e del produttore
di RAI Cinema Paolo del Brocco, e dalla mostra – tuttora visitabile -
"La malaria nell’agro romano", curata dal ddottor Aristide Conte.
Asl Latina: Campagna della salute per le zone disagiate e insulari
La
Compagnia itinerante della Prevenzione è un programma di promozione della salute
in 20 tappe, promosso dalla ASL Latina, al fine di sensibilizzare la
popolazione sull'importanza degli screening oncologici e la valutazione
dei fattori di rischio per malattie croniche non trasmissibili.
L’iniziativa è particolarmente significativa perché nasce con la finalità di
garantire una maggiore accessibilità ai servizi sanitari in aree urbane
particolarmente disagiate e insulari. La presenza del truck prevalentemente
composto da 5 ambulatori e un mammografo costituisce, infatti, una risposta
concreta alle esigenze della popolazione locale, garantendo attività di
prevenzione direttamente sul territorio.
Ad esempio,
si è da poco concluso l'appuntamento di Ponza proseguito presso il Piazzale del
Poliambulatorio in Località Tre Venti, dove sono stati effettuati screening
oncologici gratuiti e la valutazione dei fattori di rischio per malattie
croniche non trasmissibili.
L'
appuntamento rappresenta per la Asl un passo avanti nella direzione di una
sanità inclusiva che esce dal perimetro delle strutture sanitarie e non si
limita ad offrire accessi gratuiti allo screening o ad erogare servizi non
garantiti (la mammografia ad esempio da oltre 8 anni non veniva più effettuata
nelle isole) in luoghi più disagiati ma porta sulle strade della provincia
informazioni, sensibilizzazione e qualità di vita.
Il team
fornisce anche counseling breve per promuovere stili di vita sani, offrendo
indicazioni su alimentazione, attività fisica, prevenzione del fumo e
dell'abuso di alcol, e viene sensibilizzata la comunità sulle vaccinazioni con
la promozione della salute della donna in tutte le fasi della vita.
La Asl di Latina invita tutta la comunità a partecipare attivamente a
questa iniziativa cruciale per la salute. La prevenzione è un'opportunità straordinaria
per garantire il benessere della comunità, e ognuno di noi ha un ruolo
importante in questo processo.
Gli orari e le giornate per accedere alle visite si possono trovare
sul sito della Asl di Latina: https://www.ausl.latina.it/
Che fine ha fatto il progetto dell'elisoccorso a
Colleferro-Palestrina?
"In
relazione alle immani tragedie che si stanno verificando sulle strade del
territorio afferenti ai distretti sanitari di Palestrina e Colleferro,
nelle quali perdono la vita giovani vittime che non hanno a disposizione un corretto
e moderno soccorso di emergenza, vogliamo parlarne, anche quando cala il
silenzio su questi drammi che coinvolgono l’intera comunità, esprimendo le
nostre preoccupazioni affinché tali accadimenti non abbiano a ripetersi e la
politica ponga in essere le misure che illustriamo qui di seguito". Cosi
in una nota il Presidente Coordinatore del Comitato Salute ed Ambiente ASL Roma
5 dottor Stefano Fabroni ed il Coordinatore del Comitato Libero "A
difesa dell'ospedale di Colleferro" dottoressa Ina Camilli.
"Sul
luogo di un grave incidente stradale o di un'altra grave emergenza sanitaria
deve arrivare, secondo protocolli scientifici oramai ultra decennali, un
servizio di assistenza di alto livello, che comprenda anche il medico
dell'emergenza a bordo dell'ambulanza. Qualora sia presente un ospedale,
nelle sue immediate vicinanze deve esserci una elipiazzola, che assicuri
la possibilità corretta, rapida e senza rischi, di far atterrare in qualunque
condizione di tempo, l'eliambulanza" prosegue la nota.
"In un
territorio grande e popoloso come il nostro, dovrebbero esserci almeno due
ambulanze del 118 con infermieri a bordo ed almeno un’automedica per distretto.
Tutto ciò per garantire al paziente la massima possibilità di rientrare
nella cosiddetta "Golden Hour", ovvero la maggior probabilità di
sopravvivenza, nonché di avere meno esiti invalidanti. In queste dolorose
circostanze tutti noi abbiamo dovuto constatare che basilari e fondamentali
dotazioni salvavita non esistono. Tali mancanze sono senza dubbio ancora più
gravi se si considera che facciamo parte della Città metropolitana di Roma
Capitale, il cui vice Sindaco è anche il Sindaco del Comune di Colleferro".
"L'intera
problematica sanitaria del nostro territorio è stata ampiamente documentata in
un esposto alla Procura di Tivoli, nel 2015, ma quelle carenze, a tutt'oggi,
purtroppo, non solo non sono state risolte, ma in generale sono addirittura
peggiorate".
Il territorio
che copre la ASL RM5 è molto vasto, con circa 500.000 abitanti, più i
visitatori e turisti e le migliaia di presenze che gravitano nelle grandi
aree commerciali ed industriali.
I soggetti
pubblici ai quali è rivolto il comunicato non hanno finora avuto la
"cortesia" di inviare una risposta istituzionale. Si auspica che
vogliano convocare al più presto i referenti, come era stato promesso nei periodi
pre-elettorali.