06/10/2020
In un periodo molto particolare, nel quale l'ultima l'Enciclica di Papa Francesco e la Giornata dedicata a migranti e rifugiati esortano alla solidarietà, alla fratellanza, all'abbattimento delle frontiere, la Commissione europea ha presentato il “Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo”, una proposta di modifica dell'assetto normativo attuale. Segue la via anche il decreto sicurezza appena approvato che ripristina la protezione umanitaria.
È dal 2016, anno che ha registrato il flusso migratorio storicamente più alto, che si discute all'interno dell'UE la possibilità di modificare le attuali normative comunitarie a riguardo, dettate dal Regolamento di Dublino in base al quale, come noto, la richiesta di asilo deve essere inoltrata nel Paese di prima accoglienza.
Nonostante la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, avesse parlato di «abolizione di Dublino» nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il regolamento resta vigente ma viene introdotta una «solidarietà obbligatoria» in alcuni casi di emergenza, incentrata sulla ricollocazione e la sponsorizzazione dei rimpatri e viene riconosciuta la specificità dei salvataggi in mare, come richiesto dall'Italia, che vede però per il momento disattesa l'attuazione di un criterio fondamentale per i Paesi di primo ingresso: il ricollocamento automatico.
Vediamo di seguito le principali novità contenute nel testo.
- È previsto un nuovo screening obbligatorio prima dell'ingresso, per identificare gli arrivi illegali, attraverso il rilevamento delle impronte digitali e la registrazione nella banca dati Eurodac (il database europeo delle impronte digitali per coloro che richiedono asilo politico e per coloro che sono entrati o soggiornano irregolarmente nel territorio dell'Unione europea); controlli sanitari e controlli di sicurezza.
Dopo questa verifica parte la procedura di richiesta d'asilo alla frontiera o quella di rimpatrio. Resta il principio del Regolamento di Dublino in base al quale la responsabilità del trattamento della domanda d'asilo rimane a carico del Paese di primo arrivo, ma viene estesa la definizione di «familiare» per includere i fratelli e le famiglie in transito, per cui il Paese che ha concesso il visto ai familiari sarà responsabile della pratica della richiesta di asilo. In questo modo, quindi, si integrerebbero procedure che attualmente vengono avviate separatamente.
- Il secondo pilastro al centro del patto è l'equa ripartizione della responsabilità e la solidarietà, che cerca in particolare di aiutare i Paesi che sono in prima linea nell'affrontare l'immigrazione illegale, come Italia, Grecia, Spagna e Malta. Tutti gli Stati membri saranno chiamati a essere solidali nei periodi di flussi eccessivi «per sostenere gli Stati membri sotto pressione e garantire che l'Unione adempia ai propri obblighi umanitari». Nel caso non sia possibile la ricollocazione dei richiedenti asilo, in base al principio della sponsorship dei rimpatri «gli Stati membri forniranno tutto il sostegno necessario allo Stato membro che si trova sotto pressione per rimpatriare rapidamente coloro che non hanno diritto di restare» sul territorio dell'Ue, «con lo Stato sponsor che si assumerà la piena responsabilità se il rimpatrio non viene effettuato in un dato periodo». Tale sponsorizzazione sarà stabilita in base a quote calcolate su Pil e popolazione. Con «i rimpatri sponsorizzati gli Stati dovranno rimpatriare entro otto mesi una quota di migranti dal Paese di primo ingresso. Se entro otto mesi non saranno effettuati tutti i rimpatri, lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare».
Parallelamente l'Ue cercherà di promuovere partenariati con i Paesi terzi, che «contribuiranno ad affrontare sfide comuni come il traffico di migranti e a sviluppare percorsi legali». Il piano cercherà, dunque, di promuovere un sistema comune dell'Ue per i rimpatri, prevedendo un quadro giuridico più efficace, un ruolo più incisivo della guardia di frontiera e costiera europea, la nomina di un coordinatore UE per i rimpatri che sarà coadiuvato da una rete di rappresentanti nazionali.
- Altro punto importante nella proposta della Commissione è quello relativo alla solidarietà automatica per i salvataggi in mare. Per la prima volta, infatti, l'Ue riconosce la situazione speciale dei salvataggi in mare che, ricordiamolo, sono obbligatori in base al diritto internazionale. Il meccanismo di solidarietà, con i ricollocamenti ed i rimpatri sponsorizzati, scatterà in modo automatico per i migranti che vengono salvati in mare, per i quali sono previsti ricollocamenti volontari fino al 70% e un sistema correttivo se non vi saranno le adesioni necessarie da parte degli Stati partner, che dovranno scegliere tra ricollocamenti o rimpatri sponsorizzati.
Le prossime tappe del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo prevedono l'esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. In tale occasione si verificherà in che modo i Paesi membri accoglieranno queste nuove modalità di regolarizzazione del flusso migratorio e sicuramente il percorso non sarà agevole in quanto il gruppo di Visegrád (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia), i Baltici e l'Austria sono sempre stati contrari ai ricollocamenti obbligatori.
Quello che emerge è la volontà della Commissione di impegnarsi in modo particolare sui rimpatri, quale modalità per sconfiggere l'immigrazione illegale. Ma il rimpatrio in quanto tale, e lo dimostrano i numeri, non ha rappresentato sino a questo momento una valida soluzione. Sembra essere prevalsa la linea di quei Paesi interessati a diminuire il numero di persone a cui concedere protezione e una vita dignitosa in Europa, dimenticando che queste persone fuggono da guerre, persecuzioni o carestie e miseria causate dal cambiamento climatico.
Intanto, nel nostro Paese, inizierà a breve l'iter legislativo in Parlamento del nuovo decreto dal titolo Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale, che sancirà il superamento dei due decreti sicurezza di Salvini.
Si ritorna al sistema di accoglienza e integrazione, più in linea con le normative costituzionali e internazionali. È previsto un ampliamento della protezione umanitaria, che verrà concessa non solo a chi fugge dalla tortura, ma anche da trattamenti inumani e degradanti. I richiedenti asilo potranno iscriversi all'anagrafe comunale e, secondo le modalità previste, convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro.
Per le Ong che violino il divieto di navigazione le multe scendono da un massimo di un milione di euro a un massimo di 50 mila euro. Sono previste, però, sanzioni penali fino a 2 anni per chi non si coordina con le autorità marittime dei Paesi di bandiera o di quelli che operano i soccorsi.
Il soggiorno nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) passa da un massimo di 180 a 90 giorni. Per quanto riguarda i richiedenti asilo sono previste due fasi. La permanenza nei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas), per il tempo necessario alla presentazione della domanda di asilo. Scatterà poi l'assistenza diffusa sul territorio in piccoli gruppi, nelle strutture del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).
Fonte: pensionati.cisl.it